Oggi più che mai, la gente si è stufata di lavorare.

Complice forse la pandemia, che non ci consente di vivere e di spendere ciò che guadagniamo, oppure la diffusione di contenuti stimolanti online, che ci fanno viaggiare con la testa e ci allontanano dalla realtà fisica, la gente non sopporta più di tenere le gambe sotto il tavolo.

Aggiungiamo anche il fatto che, ormai per qualsiasi lavoro, il nostro task è quello di migliorare (nemmeno creare) un piccolo ingranaggio che è parte di un meccanismo più grande e più complesso.

Non siamo dunque in grado di vedere (e a volte nemmeno di immaginare) in quello che facciamo la “big picture” a cui stiamo lavorando e di conseguenza non siamo in grado di trovare in essa lo “scopo” della nostra vita.

Dunque, come reagisce la gente e perché smette di lavorare?

Ecco il mio punto di vista.

In sintesi, dividerei la popolazione in due parti.

Una parte dinamica ed un’altra statica.

Sostengo esista una correlazione abbastanza importante tra istruzione e dinamicità. Ma sarebbe superficiale sostenere che solo la gente istruita sia dinamica.

Infatti, entrando più nel dettaglio:

  • La dinamicità della popolazione istruita è solitamente caratterizzata da una non contentezza che si sfoga in un semplice cambio posto di lavoro, solitamente da un ufficio ad un altro.
  • La dinamicità delle persone meno istruite invece, occupa gli estremi di una campana gaussiana, perché? Questi non spaziano da un posto di lavoro all’altro (poiché per loro non è frequente trovare diverse occupazioni) bensì, avendo una minore avversione al rischio, si spingono in mansioni più rischiose in termini remunerativi e di sicurezza occupazionale (sempre che abbiano la possibilità di farlo) e nella loro incoscienza raggiungono ottimi risultati. Per quanto riguarda la coda inferiore, rappresentata da coloro che non hanno possibilità di lanciarsi in queste “avventure”, semplicemente si manifesta come l’occupazione di questi soggetti in posti di lavoro statici, non ben remunerati ma sufficienti per una discreta sopravvivenza.
  • La staticità degli studiosi è invece spinta dall’ambizione,
  • La staticità degli uomini che hanno speso meno tempo sui banchi di scuola, come detto sopra, è principalmente legata alla remunerazione.

Vorrei però ricordare che questa analisi è affetta da un forte Bias. Come una specifica tecnica di coltivazione di un bonsai, vale solamente per il contesto in cui esso è cresciuto (temperatura, condizioni atmosferiche e posizione), anche queste mie affermazioni sono difficilmente comprensibili se non calate nell’ambiente che mi circonda.

Per darvi alcuni indizi, affinché possiate capire pienamente ciò che sto scrivendo, sono nato in una città abbastanza chiusa (in termini di mentalità) nonostante numerosi abitanti (sopra 100 mila), ho frequentato scuole pubbliche e fatto amicizie con persone del ceto medio alto.

(Collegandomi a Pareto composte da 80% dipendenti e 20% imprenditori, ma questo centra poco. Anche se voglio sottolineare che ammiro molto gli imprenditori).

Quale potrebbe essere la soluzione?

Il lavoro occupa una fetta importante di quella torta che è la nostra vita.

Stando alle stime dell’organizzazione internazionale del lavoro, 45 ore alla settimana (su un totale di 95) sono spese in un ufficio. È dunque abbastanza logico per un uomo cercare la realizzazione in quello che sta facendo seduto ad una scrivania.

Una possibile soluzione a questo problema potrebbe essere quella di ridurre i giorni di lavoro a 4 (le ore, di conseguenza, a circa 36). Una manovra di questo tipo porterebbe un incremento della spesa pro capite ed una riduzione della propensione al risparmio, nonché potrebbe funzionare anche come nuovo stimolo economico (se non fosse per i problemi ambientali che ne conseguirebbero).

In alternativa, si dovrebbe cambiare il modo di lavorare, spingendo ad un incremento delle ore di formazione (da sottrarre alle ore lavorate) ad esempio con un minimo di 8 ore di formazione alla settimana, con l’obiettivo di incrementare l’efficienza e di consapevolizzare il lavoratore del progetto a cui sta lavorando.

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